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La prevenzione nella salute sessuale: un concetto ancora valido?

La prevenzione nella salute sessuale: un concetto ancora valido?

di Silvia D’Antona e Elisabetta Todaro

 

È ormai noto che la costruzione di una cultura della prevenzione costituisce un fattore protettivo, favorendo una significativa riduzione dei costi umani (oltre che economici) conseguenti a possibili cronicizzazioni o a danni permanenti. Ma si tratta davvero “solo” di questo? La prevenzione può essere ancora considerata importante per il “solo e semplice” fatto di riuscire a potenziare le risorse individuali oggi, al fine di evitare un rischio per la salute domani?

Questo modello (del pensare da oggi, al domani) ha rappresentato un riferimento principale nelle metodologie preventive soprattutto degli anni passati. Come è cambiata la prevenzione? Quali sono i modelli ritenuti più efficaci attualmente? Vediamolo insieme.

Com’è cambiato il modo di fare prevenzione negli anni?

La prevenzione (soprattutto destinata a target di adolescenti e giovani adulti) implica l’assunzione di un’ottica sistemica, che consenta di intervenire precocemente e costruire una “cultura della salute” in tutti gli ambienti di vita significativi, fornendo strumenti adeguati. Si pensi, ad esempio, a tutto ciò che concerne il rapporto con i pari e con i social media. La comunicazione mediatica (attraverso profili di professionisti attivi nel rendere le loro competenze accessibili per tutti, attraverso reel o mini pillole informative) è diventata uno strumento tramite il quale il giovane s’informa, in una prospettiva utile nell’immediato, pur proiettandosi con il pensiero verso il suo futuro.

Esiste quindi una forte discrepanza con quanto accadeva anni fa, legata, in primis, al cambiamento della comunicazione e della cultura mediatica in tema di salute sessuale e target giovanile.

Ricordiamo che le stesse campagne di prevenzione e promozione della salute del XX ventesimo secolo (tra tutte, la nota “di chi è questo?”) avevano il fine di indurre paura o ansia a breve termine per aumentare la

Prevenzione per la salute sessuale e percezione della salute: corporeità, genere e contraccezione.

I focus group utilizzati negli studi degli ultimi anni hanno costituito un’esperienza preziosa per raccogliere il punto di vista degli adolescenti (ragazzi/e dai 15 ai 20 anni). In uno studio di Sannella e Toniolo (2015) vengoo proposte una serie di considerazioni interessanti in merito al tema prevenzione-sessualità e adolescenza.

Il contributo si sofferma, in particolare, su tre macro aree: a) percezione di salute e benessere; b) percezione della corporeità in relazione al genere; c)percezione della salute sessuale e assunzione di comportamenti a rischio.

La discussione è stata organizzata intorno ad alcune domande-chiave, avvalendosi anche dell’uso di immagini di personaggi dei cartoni animati, del mondo dello sport o dello spettacolo.

Si specifica che, dopo aver rilevato le opinioni dei ragazzi e delle ragazze, sono state formulate alcune considerazioni e sono state fornite informazioni generali in merito alle tematiche affrontate (salute e fattori di rischio, parametri OMS del peso forma, corpi reali, corpi irreali e media, contraccezione e IST, ecc.).

Ciò che i focus group hanno consentito di rilevare è che la cultura della prevenzione è in costante costruzione, specialmente negli ultimi anni e soprattutto per quanto riguarda il panorama della sessualità.

Si riportano, di seguito, alcuni stralci tratti prevalentemente da alcune interviste effettuate con gli adolescenti.

(a) La definizione di salute e benessere, nella maggior parte dei casi, viene correttamente articolata sulla relazione corpo-psiche-ambiente.

  1. b) Alla domanda “Cosa fate per prendervi cura del vostro corpo?” la maggior parte delle risposte converge su aspetti meramente igienici, per maschi e femmine. A questi, per le ragazze si aggiungono riferimenti all’estetica e a diete autogestite o digiuni. Riguardo ai parametri di bellezza, sembra confermato il ruolo giocato dai media, che mostrano donne nel range di magrezza al di sotto del peso forma raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in omaggio a logiche di mercato o comunque a un immaginario sessista consolidato.

Ciò incide direttamente sulla percezione corporea, evidenziando una forte connotazione di genere:

“Secondo me se sei magra è meglio”, “Le Winx sono magre, scollate, eleganti…”. Il controllo del peso corporeo per le ragazze è la premessa per poter interessare all’altro sesso. Per i maschi più giovani, sull’idea di bellezza e cura di sé, si rilevano stereotipi molto forti di virilità e femminilità: “Heidi ha i capelli corti, sembra un maschio”, Aladdin piace perché “ha un bel fisico, i muscoli”.

La bellezza può essere percepita come criterio di inclusione o esclusione dai gruppi, con grande sofferenza.

(c) Per ammissione degli stessi ragazzi e ragazze, la contraccezione spesso continua ad essere sottovalutata e le gravidanze precoci costituiscono ancora un problema, insieme alle infezioni sessualmente trasmissibili.

Dunque occorre lavorare sui comportamenti a rischio, non dando per scontato che la mera informazione sia sufficiente per prevenirli.

Rispetto alla domanda che riguardava una gravidanza indesiderata a 16 anni, posizioni di tipo fatalista (“è andata così, era destino”) o “moralista” (“io sono un po’ più all’antica”) risultano essere minoritarie. Emerge una più elevata propensione al controllo del rischio come modalità condivisa con il partner.

Si evidenziano ancora forti stereotipi sessisti, in base ai quali uno dei ragazzi e alcune tra le ragazze, arrivano a dichiarare che se una ragazza subisce abusi “Se l’è voluta”.

Affermazioni di questo tipo contengono elementi di colpevolizzazione prevalentemente rivolti al genere femminile, persino nell’analisi di comportamenti di abuso, non riconosciuti come tali e sintetizzabili nell’affermazione «Lei ha provocato…».

Si sviluppa un dibattito acceso intorno alla legittimazione o meno di questa asimmetria: «Se una ragazza va con i ragazzi è chiamata prostituta, mentre un ragazzo è figo”, sostiene una ragazza.

Per quanto concerne il tema della contraccezione, dai ragazzi viene riferito che la maggior parte dei coetanei non usa alcuna protezione nei rapporti sessuali, sebbene i/le partner cambino frequentemente.

Il concetto di protezione è correlato alla prevenzione delle gravidanze indesiderate, dimenticandosi frequentemente delle infezioni sessualmente trasmissibili (IST).

Il rischio di contrarre malattie, coerentemente con quanto rilevato in altre ricerche, è infatti meno centrale nei discorsi.

In generale, sulle infezioni sessualmente trasmissibili (IST) si registrano sia affermazioni corrette, sia affermazioni che indicano confusione sulle modalità di prevenzione e/o di contagio.

Sorge quindi spontanea la domanda “Come s’informano attualmente gli adolescenti sulle tematiche legate alla sessualità”? Prevalentemente attraverso il gruppo informale, preferendo parlarne con i coetanei con i quali intrattengono una relazione amicale ed attraverso la ricerca su internet, in particolare sul famoso social network “TikTok” (Fowler, Schoen, Smith, & Morain, 2022).

Poche, in generale, le occasioni di confronto con gli adulti, con cui ci s’imbarazza o con i quali non si desidera condividere aspetti più intimi. In particolare viene riferita, da parte di molte ragazze, la difficoltà a parlare di sessualità con i familiari: «Io ho vergogna a chiedere…»; «per i miei genitori è tabù questo argomento…».

Alcune ragazze, dichiarano di avere un dialogo su questi aspetti soprattutto con la figura materna o con sorelle più grandi. Si tratta delle ragazze meglio informate e meno confuse.

In qualche caso la scuola si fa promotrice di momenti informativi.

Ad esempio, alcune delle ragazze mostrano una buona conoscenza della rete consultoriale grazie a visite organizzate da insegnanti, previa autorizzazione dei genitori.

Nel corso dei focus emergono forti stereotipi sessisti, potenzialmente correlati a rischi reali.

Elementi che sembrano contribuire a questo stato di cose sono:

– Il dialogo insufficiente con le proprie famiglie o all’interno dei contesti scolastici/educativi (per quegli stessi e quelle stesse adolescenti che riportano un grado più elevato di stereotipi sessisti e informazioni scorrette).

– L’educazione delle ragazze, generalmente più normata e restrittiva di quella dei ragazzi, che inibisce ulteriormente il bisogno di confrontarsi su queste tematiche e di accedere alle informazioni precocemente, ma anche la rimozione generale del concetto di differenza di genere (e di salute di genere), per cui si ritiene che una formazione neutra possa avere il medesimo impatto su ragazze/i.

– Una riduzione delle campagne informative sulle IST per una fetta non irrilevante di popolazione adolescenziale.

Secondo la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), da un’indagine condotta nel 2019 su oltre 1.000 giovani under 20 si evince che per oltre la metà dei ragazzi e delle ragazze il primo rapporto sessuale completo avviene tra i 15 e i 17 anni, e in un terzo dei casi prima dei 15 anni.

In conclusione:

La salute sessuale rappresenta senz’altro una delle dimensioni più complesse e delicate d’intervento nelle pratiche di prevenzione in adolescenza.

Sappiamo che i processi di socializzazione sia verticali (tramite gli enti educativi), sia orizzontali (nella relazione tra pari e attraverso i media), sono differenziati per genere.

Le considerazioni riportate mostrano una ricaduta su alcune aree, come quelle della salute sessuale e della percezione corporea, che s’intersecano fortemente con quelle della salute generale.

La prevenzione implica il dover tenere conto di tutte le componenti sottese, in una prospettiva multidimensionale e il dover assumere anche una prospettiva di genere, sia nella lettura dei fenomeni, sia negli interventi da proporre.

È indispensabile che a ciò concorrano tutte le Istituzioni sociali, protagoniste nei percorsi di vita e gli ambienti di riferimento degli e delle adolescenti, attraverso un dialogo tra esperienze formali/istituzionali ed esperienze informali; e che a chiunque componga le Istituzioni sociali siano chiare tali premesse, affinché possano essere realizzati interventi non frammentari, né occasionali, concepiti in un’ottica di integrazione socio-educativa e sanitaria.

Silvia D’Antona, Elisabetta Todaro