di Giulia Graziano
Nel rapporto “I numeri del cancro 2022” si stima che, rispetto al 2020, i nuovi casi di tumore siano aumentati dello 0,7% tra le donne e che si siano registrate 186.000 nuove diagnosi. Nella popolazione femminile i cinque tumori diagnosticati con maggiore frequenza risultano essere quelli della mammella (30%), del colon-retto (12%), del polmone (7,9%), dell’endometrio (5,5%) e della tiroide (4,7%). Tuttavia, è stato registrato anche un aumento delle percentuali di sopravvivenza, motivo per cui il cancro sta diventando sempre di più una patologia cronica, maggiormente prevenibile e curabile rispetto al passato. Di conseguenza, è assolutamente necessario concentrarsi sul miglioramento della qualità della vita delle persone che ricevono una diagnosi di tumore, di cui alcune sfere, come quella della sessualità, vengono ancora particolarmente trascurate.
Se da una parte la diagnosi costituisce un evento dirompente, da cui possono scaturire ansia, smarrimento e paura legati alla minaccia che tale evento rappresenta per la propria vita, dall’altra le terapie attualmente disponibili consentono spesso di far fronte alla patologia oncologica e di riprendere in mano la propria vita. A tal fine, è necessario valutare i cambiamenti che possono verificarsi nella sfera sessuale a causa della malattia e/o dei trattamenti (riguardanti l’immagine corporea, il desiderio sessuale, l’intimità, la soddisfazione sessuale), considerando la fase di vita in cui si trova la persona, il significato e il valore attribuito alla sessualità, così come la qualità e l’importanza della relazione di coppia. Inoltre, i problemi e le preoccupazioni relativi alla sessualità possono persistere anche a seguito della fine della terapia e provocare una compromissione della vita sessuale a lungo termine, così come del benessere individuale e relazionale, oltre a impattare negativamente sul trattamento e sulla prevenzione delle recidive.
Sebbene la vita sessuale sia ritenuta una tematica importante da discutere, si tratta di un argomento ancora marginale nella comunicazione fra gli operatori sanitari e le pazienti oncologiche. Difatti, secondo uno studio condotto da Reese et al. (2017), meno di un terzo delle donne con cancro ha riferito di aver ricevuto informazioni sui potenziali effetti collaterali a livello sessuale dei trattamenti rispetto al 60% degli uomini. Eppure, discutere di sessualità prima del trattamento renderebbe le pazienti consapevoli dei potenziali effetti collaterali della cura, mentre affrontare tale tema durante il trattamento e ai follow-up permetterebbe di identificare e trattare gli eventuali problemi e disfunzioni sessuali. Gli ostacoli comunemente riportati a una comunicazione efficace sulla salute sessuale sono: vincoli di tempo e competenze pratiche ed emotive inadeguate. Nonostante ciò, diversi studi rivelano che le donne con patologia oncologica riconoscono l’importanza della salute sessuale e si aspettano e vogliono che i medici facciano domande e forniscano informazioni su questa sfera.
Pertanto, in seguito alla diagnosi, ma anche durante il percorso di trattamento, è essenziale che gli operatori sanitari pongano attenzione alla conservazione della funzione e della soddisfazione sessuale, verificando la presenza di eventuali disfunzioni sessuali, al fine di rispondere alle esigenze delle pazienti.