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I padri parlano di sesso ai figli?

I padri parlano di sesso ai figli?

Di Enrica Dormiente, Roberta Rossi

Lo studio di Grossman e collaboratori è uno dei pochi presenti in letteratura che esplora il ruolo della comunicazione diretta e indiretta padre-adolescente sui comportamenti sessuali (uso del preservativo e numero di partner), considerando il genere degli adolescenti e la presenza o meno del padre nell’abitazione insieme ai figli. Molte ricerche, infatti, hanno valutato le relazioni degli adolescenti con un solo genitore, generalmente la madre. È possibile spiegare questo dato considerando come spesso alle madri venga attribuita la responsabilità dell’educazione diretta sulla sessualità, mentre ai padri spetterebbe il sostegno economico dei figli. L’evidenza dimostra anche che madri e padri modellano aree di sviluppo del bambino diversamente, come il successo scolastico e le relazioni tra pari. Inoltre, se si prendono in considerazione le famiglie in cui i genitori sono separati, l’assenza del padre in casa potrebbe spiegare la minore influenza che questi ha sul comportamento sessuale dell’adolescente. Relativamente al genere invece, l’analisi della letteratura ha rilevato delle differenze nel contenuto, nella frequenza e negli effetti della comunicazione che i genitori hanno con figli di sesso maschile o femminile. Ad esempio, gli studi esistenti suggeriscono che i padri comunicano più con i figli che con le figlie di sesso, in particolare di argomenti come l’uso del preservativo. D’altra parte, alcuni studi suggeriscono che le madri latino-americane sono solite parlare alle figlie di ciclo mestruale e ai figli di contraccezione. I risultati della ricerca attuale suggeriscono che gli adolescenti parlano raramente di sesso con i padri; la maggior parte ha riferito una comunicazione indiretta anche se non sono stati identificati effetti statisticamente significativi della comunicazione diretta o indiretta sugli esiti del comportamento sessuale giovanile. È possibile che i genitori parlino in maniera diretta di sesso con i figli quando li percepiscono sessualmente attivi; in questo studio l’età media dei partecipanti è di 17 anni, l’età del primo rapporto 15 anni e il numero di partner è inferiore a due. I figli non eterosessuali riferiscono una minore comunicazione sia diretta che indiretta con i padri, rispetto ai figli eterosessuali. Questo risultato è in linea con altri studi che mettono in luce come i genitori spesso abbiano difficoltà a parlare con i figli adolescenti gay del sesso. Non è stata evidenziata alcuna differenza statisticamente significativa nella comunicazione tra figli e padri residenti e non. Tuttavia, gli stessi autori sottolineano un bias nella loro ricerca relativo alla provenienza del campione preso in esame:  la maggior parte degli adolescenti in questo studio era latino-americano, dato che spiegherebbe i risultati ottenuti in quanto i sexual scripts appresi all’interno di tale cultura tendono a scoraggiare la comunicazione aperta sul sesso e sulla sessualità considerandolo un tema di cui vergognarsi. Ulteriori dati potrebbero essere ottenuti valutando l’atteggiamento dei padri rispetto al sesso e all’educazione sessuale, ma anche lo stile genitoriale poiché è stato visto che alta reattività e moderata concessione di autonomia sono associati a minori comportamenti sessuali a rischio, mentre bassa reattività e elevata concessione di autonomia sono associati a maggiori comportamenti a rischio.

 

Fonte: Grossman JM, DeSouza LM, Richer AM, Lynch AD. Father-Teen Talks about Sex and Teens’ Sexual Health: The Role of Direct and Indirect Communication. Int J Environ Res Public Health. 2021 Sep 16;18(18):9760. doi: 10.3390/ijerph18189760. PMID: 34574683; PMCID: PMC8471207.