ISC

SEXUAL ADDICTION: quando l’autoerotismo diventa compulsivo

SEXUAL ADDICTION: quando l’autoerotismo diventa compulsivo
La masturbazione è stata considerata per secoli come un atto impuro e peccaminoso, un tabù che secondo teorie non empiriche, era in grado di arrecare diversi danni psicofisici all’individuo. A partire dagli studi di A. Kinsey, è stata riconsiderata come un atto non pericoloso per la salute, capace di alleviare lo stress e con funzioni psicofisiche positive in tutte le età. L’autoerotismo costituisce infatti, fin dall’età infantile, una modalità di conoscenza del proprio corpo che favorisce l’autoconsapevolezza ed è fonte di sensazioni piacevoli. Durante il periodo dell’adolescenza sembra essere l’attività sessuale maggiormentAutoerotismoCompulsivoe ricorrente, ma può avere inizio anche in età infantile o adulta. La conoscenza di sé che ne deriva può rappresentare una buona base di partenza per ottenere maggior soddisfazione nei rapporti con i futuri partner. Nel caso in cui l’attività masturbatoria diventi unstereotipato e costituisca l’unica attività sessuale della persona o venga totalmente preferita al rapporto sessuale, nonostante la presenza di varie opportunità di scelta di partner sessuali, si può ipotizzare un’incapacità o una difficoltà nell’entrare in relazione con l’altro.
L’autoerotismo compulsivo si colloca all’interno delle cosiddette Sexual Addictions, un costrutto teorico che comprende diversi tipi di comportamento sessuale, come l’utilizzo ricorrente della pornografia, il cybersex, le frequentazioni assidue degli strip-club, il sesso telefonico, le relazioni amorose compulsive AutoerotismoCompulsivo2multiple, il sesso compulsivo all’interno di una relazione o con più partner, la masturbazione compulsiva e altri comportamenti. Si stima una prevalenza del disturbo tra il 3% e il 6%. Ciò che accomunatutti questi comportamenti, affinché possano essere considerati come un vero e proprio
disturbo, è la presenza di pensieri ossessivi circa le fantasie e le condotte in questione, ed il carattere impulsivo e/o compulsivo di tali comportamenti, che hanno poi un impatto effettivo sulla vita sociale e/o relazionale del soggetto.
Da diversi anni è in atto un ampio dibattito scientifico sulla classificazione nosologica della dipendenza sessuale: gli esperti si domandano se sia collocabile all’interno del Disturbo ossessivo-compulsivo o del Disturbo del controllo degli impulsi. Tuttavia, all’interno del DSM-V , non è stata inclusa la categoria “Hypersexual Disorder”.
Per masturbazione compulsiva si intende il bisogno irrazionale, impellente ed ossessivo della persona di masturbarsi ripetutamente, spesso occupando gran parte del tempo e delle energie giornaliere. Tale necessità può essere presente in entrambi i sessi e può far sviluppare una vera e propria dipendenza: alla base di AutoerotismoCompulsivo3qualsiasi addiction vi è un comportamento che serve ad alleviare momentaneamente l’angoscia e il senso di vuoto, che aiuta a fuggire e a dissociarsidallo stress, dal disagio emotivo, dal dolore di condizioni sottostanti che possono essere la depressione, l’ansia o traumi psichici irrisolti. Lo stesso desiderio di fuga e di dissociazione sono centrali in tutte le dipendenze (alcol, droghe, shopping compulsivo, gioco d’azzardo, ecc.) e l’attuazione del comportamento offre alla persona una gratificazione temporanea, dando così origine ad un circolo vizioso in cui il soggetto, sebbene sia talvolta in disaccordo
con l’atto stesso e provi ad avere maggiore autocontrollo, non riesce a rinunciare all’azione compulsiva, essendo questa egosintonica e finalizzata a ristabilire un soddisfacimento interno.
Recentemente alcuni autori hanno messo in evidenza elementi che
accomunerebbero dipendenti sessuali e narcisisti: entrambi tendono a
promuovere un’apparente relazione con l’altro, presentano bassi livelli di
autostima ed empatia e utilizzano la sessualizzazione per difendersi dalle emozioni e dalle relazioni stesse, nel tentativo di fronteggiare così sentimenti di frammentazione del sé, associati con la “ferita narcisistica”.
Episodi di masturbazione compulsiva vengono a volte osservati anche nei bambini, i quali utilizzano l’azione come “anti-stress” allo stesso modo di molti adulti. In questi casi occorre che i genitori si focalizzino sulle possibili fonti di stress che causano disagio al bambino o alla bambina, piuttosto che sull’atto in sé e sulla colpevolizzazione, per poter determinare quale sia la fonte di disagio principale e ridurla.
Diversi autori si sono interrogati sull’origine del disturbo, attribuendo la causa dell’autoerotismo compulsivo per lo più a traumi psichici infantili e a convinzioni inconsce che il dipendente ha di sé, percependosi come una persona cattiva, non meritevole di amore e di accettazione, o il cui bisogno primario è il sesso. Spesso nelle famiglie di origine di queste persone, si riscontrano storie di abuso e diniego, o strutture familiari caotiche, disimpegnate, invischiate e rigide.
Frequentemente, accanto alla masturbazione compulsiva, si riscontra anche
una dipendenza da Internet: sia nel caso di utilizzo della pornografia che nel
cybersex, per quanto quest’ultimo comporti uno scambio interattivo, il
soggetto ha la possibilità di mettere in gioco solo una parte di sé, e l’assenza
di contestualizzazione del sesso virtuale, intesa come assenza di spazio,
tempo e regole del mondo reale, può contribuire ad accrescere l’utilizzo della
rete per il soddisfacimento dei bisogni sessuali, incrementare le fantasie e i
pensieri ossessivi, creando gravi alterazioni delle condotte sessuali ed
alimentando un’insicurezza personale che allontana sempre di più il soggetto
dai contesti relazionali. Sebbene possa risultare difficile tracciare il confine tra un uso frequente ma accettabile del mezzo e una dipendenza vera e propria, l’addiction si configura come un pensiero o un bisogno pervasivo nella quotidianità della persona, non necessariamente compensatoria dell’assenza o insufficienza di un partner.
Le conseguenze provocate dalla masturbazione compulsiva possono essere svariate: riduzione del rendimento fisico, stanchezza cronica, alterazione del sonno, diminuzione della memoria a breve termine, decremento di capacità cognitive come creatività e concentrazione, sentimenti di tristezza, vergogna, depressione e malinconia, aumento di ansia, apatia, senso di frustrazione, svalorizzazione di sé, perdita dell’orientamento progettuale, intesa come difficoltà o incapacità di operare scelte importanti o di cambiamento, ed il già citato deterioramento delle relazioni sociali o isolamento sociale. Per quanto riguarda conseguenze connesse specificatamente all’area della sessualità e dell’affettività, il disturbo può comportare ricorrenti infiammazioni o ferite ai genitali, difficoltà di innamoramento o di sentimenti di attrazione, modificazione delle abituali relazioni sessuali, disfunzioni sessuali come eiaculazione ritardata e disfunzione erettile. Molti addicted, pur richiedendo un aiuto psicologico per questi sintomi, tralasciano spesso l’informazione centrale circa l’autoerotismo compulsivo, sia perché ancora oggi l’argomento viene percepito come un tabù ed è fonte di imbarazzo e vergogna, sia perché a volte non si immagina neanche che questa possa essere la causa di una così vasta sintomatologia. Tale pratica viene infatti riconosciuta come patologica dal soggetto solo quando inizia ad inficiare palesemente su altri aspetti della vita quotidiana.
La terapia del disturbo deve mirare ad aiutare l’individuo a superare l’ossessiva percezione del bisogno e a ristabilire un rapporto sano ed equilibrato con l’autoerotismo. Occorre operare attraverso un approccio integrato poiché talvolta, insieme ad un percorso di psicoterapia, che può essere sia individuale che di gruppo, centrato sul superamento dei problemi emotivi e relazionali sottostanti, è necessario l’utilizzo di farmaci ansiolitici e terapie farmacologiche che possano attenuare temporaneamente la libido.