Questo studio australiano ha voluto determinare la percentuale di uomini anziani che sono sessualmente attivi ed esplorare i fattori predittivi dell’attività sessuale nella terza età, per quel che riguarda il sesso maschile, appunto. Il campione di riferimento è composto da 3274 uomini tra i 75 ed i 95 anni. Complessivamente 2783 uomini (l’85%) hanno fornito dei dati sulla propria attività sessuale.
Il sesso è stato considerato importante dal 48.8% del campione e il 30.8% aveva avuti almeno un incontro sessuale negli ultimi 12 mesi. Il 56.5% si è dichiarato soddisfatto della frequenza dell’attività sessuale, mentre il 43% ha rapporti sessuali con una frequenza minore di quanto avrebbe voluto. Questi risultati sono significativi perché descrivono chiaramente i bisogni sessuali reali degli uomini anziani, che contrastano con quello che può essere l’immaginario collettivo, il quale proporrebbe la sessualità come una sorta di “merce” unicamente ad uso e consumo di chi ha un aspetto giovane o giovanile, sdoganando ancora nel ventunesimo secolo l’immagine della terza età come asessuata.
Purtroppo, però, in questa ricerca longitudinale, alcuni fattori sono stati messi in relazione con l’aumentare dell’età ed evidenziati come la causa di una riduzione delle pratiche erotiche: la perdita della partner o le limitazioni fisiche della stessa, l’osteoporosi, il cancro della prostata, il diabete, l’uso di antidepressivi e l’uso di β- bloccanti. Nelle analisi longitudinali, i livelli elevati del testosterone sono stati associati con maggiori probabilità di mantenere una vita sessuale frequente. Questa indagine comunque evidenzia come la sessualità, anche nella decima decade della propria vita, sia importante e da considerarsi come fonte di benessere psicofisico. La sessualità è un nodo sensibile per molti individui e tende a conformarsi alle varie norme sociali, religiose e morali, che spesso tragicamente ne limitano l’espressione. I ricercatori infatti ci tengo a specificare che gli intervistati possono essere stati riluttanti nel dichiarare i comportamenti “socialmente censurati”.
Non possiamo di conseguenza escludere la possibilità che alcune risposte siano in qualche modo falsate dai pregiudizi sociali introiettati, o da atteggiamenti mentali poco liberali, che potrebbero aver spinto alcuni degli uomini intervistati a definirsi come non interessati al sesso. Non v’è dubbio che questo tema dovrebbe essere ulteriormente indagato, auspicabilmente anche nel sesso femminile ed in ogni nazione (sempre nella stessa fascia d’età 75-95 anni) anche al fine, poi, di considerare quali possano essere le strategie per ovviare alle eventuali limitazioni fisiche che si intromettono tra l’individuo anziano ed il suo soddisfacimento sessuale.
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