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La Malattia di La Peyronie o Induratio Penis Plastica (IPP)

La Malattia di La Peyronie o Induratio Penis Plastica (IPP)

La IPP o Malattia di La Peronie, dal nome del medico francese che per primo la descrisse nel ‘700, è una malattia del pene la cui causa non è ancora nota, in cui è presente una fibrosi, ovvero un indurimento, della tunica albuginea, quella sottile guaina che riveste i corpi cavernosi del pene.
L’area di fibrosi, abitualmente detta “placca”, riduce l’elasticità del pene in quella zona durante l’erezione, determinando una deformità dell’asta, che curva in modo più o meno marcato verso il lato colpito. La placca inoltre ingloba le terminazioni nervose dell’area colpita, determinando anche dolore in erezione e soprattutto durante il rapporto sessuale.
La presenza nella popolazione di questa malattia varia nelle varie casistiche tra lo 0,4 ed il 3,2% Le cause sono incerte: alla base possono esserci traumi o microtraumi ripetuti del pene verificatisi durante i rapporti sessuali, ma su questo non c’è certezza. Sembra esserci anche una predisposizione genetica, e sono più colpiti i diabetici e i fumatori. Inizialmente compare una lesione infiammatoria, causa del dolore che si avverte in erezione; nel tempo la placca tende ad indurirsi, fino anche ad osservare dei depositi di sali di Calcio (calcificazioni). La IPP si sviluppa spesso in maniera subdola.
Spesso nelle fasi iniziali è asintomatica e non crea alcun disturbo: soprattutto in questa fase l’uomo apprezza solo alla palpazione la placca del pene, più frequentemente a localizzazione dorsale (superiore). Nelle fasi più avanzate, in cui l’indurimento può estendersi ad aree sempre più ampie, può comparire la deformità del pene, fino a rendere difficoltosa la penetrazione, una riduzione delle dimensioni del pene ed anche una difficoltà di erezione (disfunzione erettile). La placca di IPP si riconosce alla visita attraverso la palpazione del pene. Può essere utile effettuare anche un’ecografia dei corpi cavernosi del pene, che mostra una zona “iperecogena” o calcificata, e che permette di seguire meglio l’evoluzione della malattia nel tempo.
Con lo studio Eco-doppler è inoltre possibile vedere se l’IPP ha determinato un’ostruzione dei vasi sanguigni responsabili dell’erezione, nei casi in cui sia presente una disfunzione erettile. Spesso al paziente viene richiesto anche di effettuare una autofotografia in erezione, per vedere direttamente il grado di incurvamento; anche questa pratica può essere ripetuta per verificare la stabilizzazione o il peggioramento nel tempo. Purtroppo non esistono farmaci in grado di agire efficacemente e definitivamente sull’IPP. Si utilizzano terapie farmacologiche per via orale, come la Vitamina E che ha un effetto antiossidante e previene l’ingrandimento della placca, oppure trattamenti locali come la terapia con laser ed ultrasuoni, o l’infusione di farmaci mediante Ionoforesi all’interno della placca: i più usati sono i cortisonici, con effetto antinfiammatorio e antidolorifico, e i Calcioantagonisti come il Verapamil, che impediscono l’ulteriore fibrosi, ovvero l’indurimento della placca e la sua calcificazione. I farmaci possono essere somministrati anche mediante infiltrazioni intorno o all’interno della placca stessa.
L’obiettivo di questi trattamenti è soprattutto quello di ridurre i sintomi e bloccare l’evoluzione della malattia, mentre difficilmente si ottiene una riduzione del volume delle placche o una riduzione dell’incurvamento. Va sottolineato però come questi eventi spesso avvengano in modo spontaneo, anche senza alcun trattamento, portando nel tempo a guarigione. In generale è importante consultare lo specialista andrologo alla comparsa dei primi sintomi: tanto più precoce è la diagnosi, e quindi la cura, tanto migliori saranno i risultati. La terapia chirurgica va riservata ai casi che non risentono in alcun modo dei trattamenti descritti, nei quali l’incurvamento è marcato e tale da impedire i rapporti sessuali. Scopo della chirurgia è quello di correggere l’incurvamento, mentre la rimozione vera e propria della placca, soprattutto se estesa, è difficoltosa e può determinare un danno della funzione erettile spontanea.
L’intervento più semplice è quello di Corporoplastica, in cui si pratica un accorciamento compensatorio dal lato opposto a quello dell’incurvamento. Se si pratica una “Chirurgia di Placca” la zona anelastica viene escissa e al suo posto si innesta un “patch” in materiale autologo (ad esempio prelevato da una vena del paziente) o eterologo (come delle matrici di collagene animale modificate). Nei casi in cui è presente un’importante compromissione dell’erezione può essere necessario inserire una protesi peniena.