IL VACCINO CONTRO HPV: CINQUE DOMANDE ALL’ESPERTO.
di Elisabetta Todaro
In base a quanto pubblicato da The Lancet Child & Adolescent Health in un ampio studio statunitense, il vaccino contro l’HPV ha dimostrato di essere in grado di prevenire lo sviluppo del tumore della cervice uterina anche in donne che avevano già contratto il virus e venivano vaccinate oltre l’età prevista dalle linee guida.
Ne parliamo con il Prof. Massimo Giuliani, Psicologo clinico e Senior Researcher della Unità MST-HIV della UOSD di Dermatologia, MST, Ambientale Tropicale e Immigrazioni dell’Istituto Dermatologico San Gallicano (IRCCS) – IFO di Roma.
Professor Giuliani, che tipo di azione ha questo vaccino?
Il vaccino HPV è un vaccino contro una infezione ubiquitaria, che sta intorno all’uomo. HPV è facilmente trasmissibile per via sessuale e in alcuni casi rari può provocare il cancro. In questo caso un vaccino è quindi uno strumento di fondamentale importanza per la salute pubblica. Il vaccino HPV è, come tutti i veri vaccini, volto ad impedire l’infezione ed è costruito dall’ingegneria genetica utilizzando piccoli mattoncini del virus (VLP: particelle simil-virali) che vengono iniettati nell’organismo e vengono scambiati dal sistema immunitario come veri virus, promuovendo una risposta protettiva.
Fino ad oggi sono stati messi a punto tre vaccini anti-HPV:
- Un vaccino bivalente che protegge dai sottotipi di HPV denominati HPV16 e HPV18
- Un vaccino quadrivalente che aggiunge al precedente la protezione per gli HPV6 e HPV11, che causano i condilomi acuminati
- Un recente vaccino nonavalente, che protegge oltre che dai sottotipi previsti nel quadrivalente anche da HPV31, HPV33, HPV45, HPV52 e HPV58, che sono ulteriori ceppi cancerogenici oltre HPV16 e HPV18.
Chi sono i candidati per il vaccino contro l’HPV?
I candidati più adeguati alla vaccinazione contro HPV sono tutti i soggetti maschi e femmine che diventeranno sessualmente attivi. Questo perché la risposta immunologica più efficace è quella che si ottiene in persone che non hanno ancora incontrato il virus sessualmente. Tuttavia oggi sappiamo da estesi studi epidemiologici che anche soggetti adulti, che hanno già contratto infezioni da HPV, possono beneficiare grandemente della vaccinazione, la cui inoculazione rafforza il sistema immune da ulteriori contagi, rispetto al solo rafforzamento che producono nel tempo le infezioni naturali. Per queste ragioni oggi la vaccinazione è estesa ufficialmente, dietro richiesta, anche alle donne fino ai 45 anni e ai maschi fino ai 25.
Quali direttive è opportuno che le famiglie seguano?
Come per tutte le vaccinazioni che vanno effettuate in età pediatrica, le famiglie sono importantissime nel garantire l’accesso dei loro figli. Purtroppo questo non accade nella misura in cui noi clinici e ricercatori ci aspettiamo. Oggi i genitori sono i principali ostacoli alla salute infettivologica e immunologica dei bambini; ancora troppi sono quelli ingiustificatamente contrari alle vaccinazioni. Dovrebbero cadere velocemente molti pregiudizi e paure immotivate sui vaccini.
Mi permetta un ricordo personale a riguardo. Mia madre, agli inizi degli anni ‘60, riponeva in un cassetto del suo comò il mio libretto vaccinale avvolto in un fazzoletto bianco di lino, come se fosse un oggetto prezioso. Lei che aveva avuto fratelli morti di difterite e cugine con la poliomielite sapeva bene quanto era prezioso quel documento per suo figlio. Purtroppo ormai questa memoria si è persa completamente, e il trionfo della disinformazione, della misinformazione e delle fake news ha preso il sopravvento limitando sempre più le coperture vaccinali per molte infezioni pediatriche, compresa quella contro HPV.
E’ vero che il vaccino contro l’HPV è offerto gratuitamente ai soggetti sieropositivi? E per quale ragione?
Si. Tuttavia questo accade ancora solo in due regioni italiane: l’Emilia Romagna e il Friuli Venezia Giulia. Auspico che questo venga presto allargato alle altre Regioni anche nel rispetto delle indicazioni delle LL.GG. del Ministero della Salute sul trattamento dell’infezione da HIV, che citano il vaccino HPV come raccomandato in tutti i pazienti.
Il paziente con infezione da HIV ha un rischio più elevato di avere durante la vita delle malattie neoplastiche. Per questo, vista la disponibilità di un vaccino contro tumori genitali, proprio i pazienti HIV devono poterne disporre.
Per il genere femminile sappiamo che il Pap-Test può essere efficace per rilevare la presenza dell’HPV. Per quello maschile che genere di test è opportuno fare per rilevarlo?
C’è bisogno di fare una precisazione importante. In realtà il pap-test non serve per rilevare la presenza del virus HPV. E’ un test di screening oncologico non un test virale. E’ un esame che nasce per l’analisi delle cellule che tappezzano la cervice uterina e serve per rilevare eventuali alterazioni morfologiche di queste cellule (più spesso causate dal virus HPV) e che precedono di molto l’insorgenza del tumore. Anche tra gli uomini il Pap-test, soprattutto quello anale, si sta dimostrando un ottimo strumento di prevenzione del cancro dell’ano, associato alla colposcopia anale, meglio definita come “anoscopia ad alta risoluzione” e alla istopatologia.
Diversamente, sia nell’uomo che nella donna, generalmente non è utile rilevare la presenza dell’HPV. Questo per due ragioni principali:
- l’infezione genitale da HPV è molto diffusa e si ritrova spesso sulle mucose genitali senza apparenti lesioni e con altissime probabilità di essere eliminata da lì a poche settimane;
- in presenza di una infezione da HPV rilevata con il test virale, non è possibile intervenire terapeuticamente né tantomeno necessario.
In altre parole non esiste alcuna ragione clinica per ricercare la presenza delle infezioni da HPV sui genitali maschili o femminili (se non in rari casi di pazienti con pregresso tumore o displasia severa).
Ciò che è invece necessario fare è preoccuparsi degli eventuali danni che può provocare HPV, ma questo lo possiamo fare utilizzando bene il solo Pap-Test oppure vaccinando noi stessi e i nostri figli!