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HIV: un anello vaginale che protegge le donne

HIV: un anello vaginale che protegge le donne

A differenza dei decenni passati le informazioni ci sono e grazie ad internet esse sono accessibili a tutti; ciò che ancora manca è l’inserimento nelle scuole di una nuova materia: l’educazione alla sessualità.
Questa importante lacuna legale si ripercuote come un boomerang sullo stile di vita sessuo-affettiva delle persone,  e tra gli aspetti negativi vi è il sottovalutare l’incidenza delle malattie a trasmissione sessuale.
Una di queste  in particolare sta tornando a diffondersi in gran misura: l’HIV, dall’inglese “Human Immunodeficiency Virus”, è l’agente responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS). Secondo i dati dell’OMS infatti, in Italia vi è un’incidenza pari a 6,1 nuovi casi ogni 100 mila residenti, ciò vuol dire che ogni anno 3.695 persone scoprono di essere HIV positive. Le regioni che hanno un’incidenza più alta sono il Lazio, la Lombardia e l’Emilia-Romagna.
Quello che è davvero preoccupante è che una quota crescente di persone positive all’HIV è inconsapevole della propria condizione: tra il 2006 e il 2014 è aumentata dal 20,5% al 71,5% la proporzione delle persone che arrivano allo stadio di Aids conclamato ignorando la propria sieropositività.
Attualmente non ci sono farmaci per debellare il virus, per cui la prevenzione con l’utilizzo del profilattico è l’unico metodo davvero efficace per evitare le malattie sessualmente trasmissibili.
Ad oggi però vi è uno strumento in più per proteggersi: un anello vaginale.
Si tratta di un piccolo dispositivo in silicone, indolore e discreto, che contiene e rilascia a basso dosaggio un medicinale antivirale, la dapivirina, che ‘blocca’ il virus dell’HIV impedendone la moltiplicazione nelle cellule umane.
Esso ha quindi una doppia funzione, sia contraccettiva che antivirale proteggendo dall’HIV e dall’herpes.
Schermata 2016-04-14 alle 10.29.15Secondo i risultati di due studi, che hanno coinvolto un campione di 4.500 donne africane, presentati al Croi (Conference on retrovirus and opportunistic infections) di Boston, l’anello intravaginale ha ridotto del 30% le infezioni. Un dato importante se consideriamo che nel mondo ci sono 35 milioni di persone affette dal virus, di cui più della metà donne, la maggior parte delle quali residenti nell’Africa subsahariana dove si riscontra il più alto tasso di incidenza di infezioni da HIV.
Il basso costo del dispositivo e l’efficacia riscontrata sembrano quindi predire un valido aiuto alla diminuzione del contagio, augurandoci in ogni caso che presto possa esserci un cambio culturale e quindi legislativo a favore di un approccio preventivo piuttosto che d’emergenza, al fine di garantire alle nuove generazione una buona qualità della vita sessuale, sana e priva di rischi.

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