Sessualità e contraccezione sono concetti che vanno considerati come parte di un’entità unica, soprattutto da quando la contraccezione permette di vivere la sessualità svincolata dalla riproduzione permettendo la pianificazione della gravidanza. La scelta del metodo contraccettivo giusto per quella donna e/o per quella coppia, non può quindi prescindere da un’attenta osservazione e valutazione fatta dal ginecologo in sintonia con la donna stessa. All’interno del counseling contraccettivo vanno tenuti in considerazione quindi, non soltanto gli aspetti più puramente medici, come la storia clinica e familiare, la presenza di patologie o l’assunzione di farmaci, ma anche la qualità e lo stile di vita della donna, il tipo di relazione, l’ attività sessuale e la qualità di quest’ultima. Accanto poi a questi aspetti più tecnici, dobbiamo sempre considerare dati più “sensibili” come l’atteggiamento psicologico nei confronti di un metodo contraccettivo, le aspettative che sono dietro alla scelta contraccettiva, le convinzioni morali e religiose di entrambi i componenti della coppia, il costo del contraccettivo proposto; tutti fattori che possono influenzare l’adesione al metodo contraccettivo e quindi anche la sicurezza del metodo stesso. Allo stato attuale, l’ampia scelta di metodi contraccettivi, la miglior tollerabilità, la facile reperibilità e la maggior sicurezza rispetto al passato, ci permettono di proporre e scegliere in modo sempre più accurato il contraccettivo “adatto” a “quella coppia” , con l’obiettivo di selezionare il metodo contraccettivo che non soltanto abbia i minor effetti collaterali ma che meglio si adatti alle esigenze del singolo e della coppia, con il minor impatto possibile sulla sessualità. La neutralità della scelta contraccettiva rispetto alla sessualità, rimane quindi tra gli obiettivi centrali anche ai fini di una migliore compliance. Da questo punto di vista non tutti i metodi contraccettivi sono uguali. Il profilattico, viene spesso vissuto, soprattutto nelle coppie più giovani ed inesperte, come “poco naturale” quasi “intrusivo” rispetto alla spontaneità dell’atto sessuale. Eppure il suo corretto utilizzo dovrebbe essere incentivato, come protezione non soltanto dalle gravidanze indesiderate ma anche dalle malattie a trasmissione sessuale. La pillola contraccettiva, e più recentemente il cerotto e l’anello contraccettivo, tutti sistemi ormonali per evitare la gravidanza (che dobbiamo ricordare non danno invece nessuna protezione dalle malattie a trasmissione sessuale), accanto ad un elevatissimo margine di sicurezza, possono determinare alterazioni della sessualità. Infatti, le modificazioni ormonali e tessutali indotte dai contraccettivi orali/cerotto/anello possono spiegare gli effetti collaterali sulla sessualità come la diminuzione del desiderio sessuale, la ridotta eccitabilità diminuzione, la secchezza vaginale e la dispareunia (dolore nei rapporti). Le variazioni della funzione sessuale legate alla somministrazione di un contraccettivo ormonale possono essere legate a diversi fattori tra cui: fattori psicologici, culturali, sociali, meccanici e ormonali. Tali fattori possono essere anche interconnessi tra loro; per esempio la diminuzione del desiderio sessuale può essere causata non soltanto dal diverso clima ormonale ma anche dalla secchezza vaginale stessa, perché il dolore nel rapporto può determinare una diminuzione dell’interesse verso la sessualità. L’ampia disponibilità rispetto agli anni passati, di combinazioni ormonali che differiscono tra loro, non soltanto per il tipo di molecole utilizzate e per il loro dosaggio, ma anche per lo schema di somministrazione (mono o multifasico), la via di somministrazione e il regime utilizzato, ci permettono però di scegliere il contraccettivo ormonale che meglio si adatta alla donna, alla sua composizione corporea, alla sue caratteristiche e alle sue esigenze.
Un discorso a parte merita invece il dispositivo intrauterino (spirale o IUD) che può avere sia un’azione esclusivamente meccanica che un’azione ormonale aggiuntiva (IUD a rilascio di levonorgestrel). Anche in questo caso però occorre centrare bene l’obiettivo, perché a fronte di una neutralità ormonale dello IUD classico, possiamo avere più giorni di spotting (perdite di sangue intermestruali) per alcune donne difficilmente conciliabili con la sessualità. Lo IUD al levonorgestrel che viene spesso proposto perché accanto alla funzione contraccettiva svolge anche una funzione terapeutica (riducendo i cicli molto abbondanti) sembra avere un’azione favorevole sulla funzione sessuale, sia attraverso un meccanismo ormonale (il levonorgestrel per le sue caratteristiche ha un’azione migliore sul desiderio sessuale) sia attraverso un miglioramento della qualità della vita delle donne utilizzatrici (perché riduce notevolmente le perdite di sangue). Anche in questo caso però la notevole riduzione fino alla scomparsa del ciclo mestruale, così come avviene per alcune pillole di ultima generazione, non da tutte le donne è considerato un vantaggio, per la valenza che alcune donne attribuiscono alla presenza del ciclo mestruale. In conclusione, abituandoci a vedere la sessualità come un complesso sistema di interazioni biologiche, psicologiche e socio/culturali e la scelta contraccettiva non solo come il modo per evitare una gravidanza, possiamo avere uno strumento aggiuntivo per portare la donna a scegliere il metodo che sente più adatto.
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