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A Proposito dell’8 Marzo e del Perpetuarsi di un "Falso Storico"

A Proposito dell’8 Marzo e del Perpetuarsi di un "Falso Storico"

È del tutto infondata la leggenda che la Giornata internazionale della donna sia stata fissata per ricordare le 129 operaie che, l’8 marzo 1908, sarebbero morte arse in un incendio di un opificio americano; altrettanto non corrispondente al vero che la data starebbe a ricordare uno sciopero di lavoratrici tessili tenuto a New York l’8 marzo 1857 e brutalmente represso dalle forze dell’ordine. Ma da dove nasce questa falsa credenza – diffusa tra l’altro, specie la seconda, in molti Paesi europei – e perché?
È solo dal 1945 su iniziativa dell’UDI (Unione donne italiane), d’ispirazione comunista e socialista, che da noi si celebra regolarmente la Giornata internazionale della donna. Al liceo Visconti di Roma, l’8 marzo 1945 si riunirono le iscritte all’UDI unitamente alle cattoliche del Centro italiano femminile, e con sindacaliste, vedove di caduti. In tale occasione fu approvato un documento inviato a Londra, dove le rappresentanti di venti nazioni approvarono una “Carta della Donna” in cui veniva chiesto il diritto al lavoro, la parità salariale, la possibilità di poter accedere a posti direttivi e di partecipare alla vita nazionale ed internazionale.
L’anno successivo nacque l’idea di mettere all’occhiello un fiore che potesse caratterizzare la giornata, un fiore reperibile agli inizi di marzo e, alle giovani romane, vennero in mente gli alberi coperti di fiori gialli che crescevano rigogliosi in tanti giardini di Roma e dei Castelli, quando ancora le altre piante erano spoglie. E fu così che la mimosa divenne il fiore offerto dai bambini alle mamme, dai fidanzati alle fidanzate, dai mariti alle mogli, dai ministri alle impiegate. C’è da dire che se da noi questi furono gli inizi, in altri Paesi americani ed europei la ricorrenza si celebrava già da molti decenni.
Se gli Stati Uniti ebbero il loro primo “Woman’s day” il 3 maggio 1908, fu invece solo grazie a Clara Zetkin, socialdemocratica tedesca, che propose la Giornata internazionale della donna su “Die Gleichheit”, il giornale di cui era direttrice, se dal 19 marzo 1911 fu ufficializzata a livello internazionale. La data fu scelta perché in quel giorno, durante la rivoluzione del 1848, il re di Prussia aveva promesso, fra l’altro, il voto alle donne. Non tutti i paesi furono d’accordo: Svezia, Italia e altre nazioni preferirono il 1° maggio; in Russia, nel 1913, fu scelto il 3 marzo; in Francia, nel 1914, il 9 marzo. Ma il 23 febbraio 1917 a Pietroburgo accadde un fatto destinato ad influenzare la successiva scelta della data. Operaie e mogli di soldati manifestarono per le vie chiedendo pane per i loro figli e il ritorno dei mariti dal fronte.
E la II Conferenza internazionale delle donne comuniste riunita a Mosca il 14 giugno 1921, adottò l’8 marzo come Giornata internazionale dell’operaia in ricordo della prima manifestazione delle donne di Pietroburgo contro lo zarismo. Ciò perché nella Russia zarista vigeva ancora il calendario giuliano, sfasato rispetto all’occidentale, il gregoriano, di tredici giorni, e il 23 febbraio corrispondeva in Occidente all’8 marzo, data in seguito adottata universalmente.
Questa è la vera storia dell’8 marzo. Perché sia nato l’equivoco perpetuatosi nel tempo è, probabilmente, da imputare all’esigenza avvertita agli inizi degli anni Cinquanta in diversi Paesi di scindere l’8 marzo dalla storia sovietica. Soprattutto per quanto concerne l’Italia l’ipotesi appare abbastanza convincente, corrispondendo allo sforzo dell’UDI di superare i limiti dei propri riferimenti culturali. C’è stato chi ha spiegato – come Tilde Capomassa e Marisa Ombra – che nel clima degli inizi anni Cinquanta, anche la semplice diffusione della mimosa nella Giornata della donna era, fuori dell’area socialista e comunista, largamente vissuta come un fatto eversivo. Mentre associare l’8 marzo al martirio delle donne americane significava ampliare gli orizzonti della celebrazione ad un mondo più grande e conferirle allo stesso tempo un carattere sacro.
Negli ultimi tempi c’è stato il tentativo di trasformare in una festa di consumo la Giornata della donna, e di aggiungere alla tradizionale mimosa l’obbligo per fidanzati e mariti di un regalino più costoso. Ma il significato e la sostanza di questa data non sono stati stravolti e il motivo che l’ha ispirata, la pari dignità con l’uomo nella vita politica, sociale e familiare, è oggi più che mai attuale.